Un canto nella mente.
Che poi non è proprio un canto, se ascolti bene.
È come un respiro, un po’ più prolungato. Si posa sulle corde della gola, plana sugli occhi chiusi.

Chiusi?

Continua, come miele di note. Un respiro più prolungato tra i denti e le labbra a trattenerlo.
Un respiro di melodia, di pensiero.
Non è proprio un canto, se lo ascolti bene.
È accogliere il mondo. Inspirando. Adesso.

Ho conosciuto Chiara del Sordo all’evento Ri-definire il Gioiello 2015. Lei era presente con la sua mostra Frammenti d’Etiopia. Una ragazza pura, leggera. La pelle chiara, gli occhi chiari e grandi. Piccola e magra ma con una passione e un’energia contagiosa, espressa sempre con discrezione. 

Chiara del Sordo, Frammenti D’Etiopia, Mursi and other tribes. Ethiopia, 2011 


Rimasi molto tempo a osservare questa sua fotografia. Questo scatto ritrae una donna africana. La testa rasata, a parte qualche treccina posata sul capo come un’aureola. Le treccine poi si infittiscono e formano un vaso corporeo per il vaso che fortemente trasporta. Fortemente perché non vediamo debolezza o stanchezza in questa donna. 

Solo una decisa distanza, potenza, concentrazione. Le spalle fiere, il collo teso. Una Madonna moderna, di profilo,

in primissimo piano. Gli occhi chiusi, a osservare un mondo che a noi sembra invalicabile e sacro.

Le labbra carnose, piene, vive di pelle, colore e righe di solitudine.

La pelle bellissima.

– A me sembra che le persone di colore abbiano una pelle più bella della nostra. Non hanno rughe. Una pelle piena, dura, distesa.

Opaca e allo stesso tempo specchio di verità remote. –

– Sai che questa ragazza era giovanissima? Avrà avuto 18-19 anni. – Mi dice Chiara.

Questo mi stupisce. La posa, la fierezza, la calma e l’austerità di questa donna mi avevano fatto pensare a un’età più matura.

Per quello pensavo alla sua pelle così liscia. Il lobo dell’orecchio è sformato dal cerchio di legno all’interno.

Come se fosse un’altra testa di pensieri, quel cerchio di linee e codici di natura. La spalla. Angolare, pietra viva, luce che lì si posa. 

Con la sua voce decisa, che contrasta con la sua forma minuta e magrissima, Chiara mi dice:

– Ciò che è strano, è che nei ritratti gli occhi si pretendono aperti. – Mi dice. – E qui sembrano chiusi.

Entrambe ci guardiamo.

– Però non lo sono. –

Questo è il pARTicolare di questa giovane donna, dettaglio che ho realizzato osservandola nel tempo, con pazienza,

e che poi mi ha confermato colei che la fotografò.

Gli occhi sono chiusi, ma non sembra. 

Sembrano aperti perché tutto il corpo, per loro, ci raccontano una storia. E gli occhi pensano, cantano un canto.

Note di quiete e di dolcezza. Sono occhi di distanza e vicinanza, di pensiero e ragione, di istinto e di carne. 

Occhi vivi, a pregare, pensare, decidere. A porsi domande, a bere il mondo, a chiudersi con dignità. 

Uno scatto che ritrae una realtà che realtà sembra. Realtà non è.

 

È come un canto. Ma se ascolti bene, un canto non è.
È come un respiro, un po’ più prolungato.
Si posa sulle corde della gola, plana sugli occhi chiusi, che chiusi non sono.
È un respiro più lungo, una consapevolezza più piena. Si eleva, si posa sulle labbra, pronte a dire il mondo.
È come un canto, ma un canto non è.
È il segreto nascosto negli occhi. Occhi neri che ci sembra di vedere. Severi, convinti, seri.
Sicuri.
La posa eretta, il peso del mondo sul capo. Un mondo nel suo orecchio.
È come un canto, nei suoi occhi, tra le sue labbra.

Un canto che, se ascolti bene.

Canto, lo è. 

Scritto perMIfacciodiCultura – Artspecialday.com 

Per Approfondimenti: www.chiaradelsordo.com  

 

 

 

 

 

 

 

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