“Once was a kingdom…far far away.
Love was the rule of the day.
Nothing more nothing less
Than to give your friend your best.”

[“C’era un regno, lontano lontano.
L’Amore era la regola del giorno.
Niente di più niente di meno.
Di dare il meglio al tuo amico.”] 

F. Hayez, Il Bacio, 1859

 

Ispirato a un dialogo immaginario tra Gregory Porter (Sacramento, 4 novembre 1971) e Francesco Hayez (Venezia, 10 febbraio 1791 – Milano, 21 dicembre 1882) 

 

– Che strano… Se guardi bene… Lei, ha gli occhi aperti.
– Anche a me capita. Amo guardare la persona che bacio.
– Davvero? A me piace guardare solo le sensazioni che provo.

Qualche anno fa, tra le notizie di chiusura dell’anno, dissero che la parola “Amore” era al trentacinquesimo posto tra quelle utilizzate durante i 365 giorni appena passati. Amore, al numero 35 della classifica delle parole utilizzate in Italia. Perché, dicono, anche l’amore ormai si consuma. È veloce. Va di fretta. Rimane in superficie, non si appassiona al brivido della profondità. Alla paura della conoscenza. Alla curiosità dell’appartenenza. Alla vertigine dell’abisso.
Ecco.
Io invece vorrei tornare al momento in cui, come racconta Gregory Porter, l’amore era un Re. E l’unica regola era trattare bene il tuo amico.  Amare, era l’unica regola.

C’era un regno, molto molto lontano, L’amore era la regola del giorno.

Ma se andassimo un po’ più in là, delle sensazioni che proviamo, del nostro piccolo mondo? Se ci provassimo? Se provassimo ad aprire gli occhi?
Se provassimo a guardare da vicino, la pelle dell’altro? Le rughe che si creano nell’espressione. Gli sguardi che mutano, gli occhi chiusi. Che poi, magicamente, si aprono. Perché le sensazioni sono queste. Sono energie. Pensieri che viaggiano. Voglia di andare oltre al proprio sentire.
O forse è solo poca fiducia nell’altro, voler tenere gli occhi aperti, per guardare l’Amore? In effetti, un’opera d’arte può essere letta in mille modi…
L’Amore.

Raccoglierò tutti i pezzi del tuo cuore.
E tu guadagnerai la tua sicurezza.
E lascerai la tua innocenza e vulnerabilità qui con me.

L’Amore oltre l’apparenza. Oltre le altre attività. Devo lavorare, studiare. Devo viaggiare. Devo fare fare fare. E Amare? Perché è un’attività

parallela e non intrecciata?  Come se ti imponessi di dare un bacio e poi, solo POI, una carezza. E poi un sorriso. Non sappiamo Amare contemporaneamente?

Sarebbe un saggio infinito.

… Eppure continuo a pensare che il desiderio della profondità vera, il desiderio di guardare quelle piccole rughe da così vicino, la spinta verso quell’abisso…  

Sia l’unica chiave per toccare, realmente, quella vertiginosa e bellissima altezza.  

 

Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com  

 

 

 

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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