Una mostra sulle diverse culture e sul viaggio, analizzati attraverso i gioielli: a Circuiti Dinamici e la mostra Ridefinire il Gioiello, 2015

Qui, il mio pARTicolare dedicato alla collana Masai del designer Franck Brulé. 

“La cosa più vicina al sogno, nel mondo della veglia, è la notte in una grande città, dove tutti sono sconosciuti per tutti, o la notte in Africa. Anche lì c’è libertà infinita; le cose vanno avanti per conto loro, destini si intrecciano intorno a noi, dappertutto c’è vita e movimento, ma tutto questo non ci riguarda.”

Karen Blixen, La Mia Africa

Questa collana è un percorso.
Toccandola, senti il cotone stringersi e accarezzare la pelle. Piccoli nodi e gradini, vuoti incolmabili tra i cerchi neri di tessuto.

Continui a toccarla e il percorso si allunga, si dipana. Si acquieta. Tocchi i rami d’ottone. Stretti, concentrati. Sinceri nella loro luminosa verità. Alcuni brevi, altri lunghi e sfuggenti.

Come lance scagliate verso l’infinito. Un movimento futurista, energico, verso l’alto.

Il cotone, invece, porta verso il basso. Con i suoi cerchi, i suoi cicli, i suoi percorsi.

Dentro, il cotone è denso, intenso, raccolto e disegnato attentamente su un collare più ampio, quello che sosterrà il collo.

Poi, arrivano i satelliti del viaggio. Il viaggio prima timido e concentrato verso il dentrosi libera verso il fuori. Verso l’altro e l’altrove.

I cerchi diventano più ampi, larghi ricchi di aria e respiro. E si incrociano in un punto, un abbraccio tra i due viaggi di cotone. Un respiro comune.

Verticalmente, i fulmini di ottone continuano a volare e a esporre il loro desiderio di velocità, futurismo e futuro, modernità e luce.

Questa collana mi ha fatto subito pensare alla descrizione di Karen Blixen ne La Mia Africa dei Masai. Uno dei miei libri preferiti perché alla scrittura e alla descrizione unisce il sogno, il pensiero, i profumi. L’attesa. Il tempo, per i Masai, è un soggetto oscuro, eterno e velocissimo. Qualcosa che esiste e non esiste, con cui si convive, come con il male e il bene. Accettandoli entrambi perché entrambi segni di Dio.

“I Masai camminano rigidi, mettendo uno davanti al’altro i piedi magri; ma i movimenti del braccio, del polso e della mano sono morbidi. Quando un giovane Masai tira con l’arco, nel momento in cui lascia la corda par di sentire i nervi del suo lungo polso cantare insieme alla freccia nell’aria.”

E i Masai sono così contrastati, eleganti e bramosi, delicati e potenti, leggeri e nervosi.

“Il grande contrasto, o l’armonia, che fra i visi lisci e pieni, i colli potenti, le larghe spalle rotonde e la sorprendente snellezza della vita e delle anche, le cosce magre, il ginocchio sottile, le gambe lunghe, diritte, nervose, dà loro la fisionomia di creature addestrate da una dura disciplina alla rapacità, alla bramosia, alla cupidigia estrema.”

In questa collana vedo ritratta una terra, un colore lontano, un modo di pensare e il coraggio di vivere, buttarsi, andare oltre.  Ecco, quale è il pARTicolare. 

Quel contrasto tra il centro, così stretto e timido, così legato alla pelle, al collo, che ricerca il respiro della terra e dell’uomo,  la sicurezza, il profumo già conosciuto e certo. E poi  l’esterno: libero, coraggioso, bramoso di estremità.
Come i Masai stessi. Una collana specchio di una cultura, di una vita lontana da noi, ma così vicina, se solo vogliamo. 

“Sono belli, i guerrieri Masai. […] La loro aria intrepida, selvaggia, fantasiosa, è lo specchio della loro stessa natura, di un loro immanente ideale.” 

Questa collana è un percorso.

Di notte. Tra le stelle di ottone e acciaio, che sanno di oro, nel cielo scuro di cotone.

Come una notte in Africa.

Dove si è liberi.

I destini e le dita intrecciate.

Come una notte in Africa.

Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com

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