Alle Gallerie d’Italia di Milano, è esposta – dal 16 maggio al 19 agosto – una mostra meravigliosa dal titolo Arte come rivelazione. Opere dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, collezione di capolavori di arte contemporanea, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, Tra Italia e Stati Uniti d’America.
Domenica 24 Giugno ho accompagnato un mio gruppo in questa affascinante esposizione.
Un’opera di Fausto Melotti – Un Folle Amore, 1971 – mi ha ispirato questo pezzo.

Fausto Melotti, Un Folle Amore, 1971 (Ph by Marta Marangoni) 

Ti seguo.
Cammino su una strada stretta.
Niente a destra e a sinistra di me.
Ma non ho paura sai. Sto arrivando da te, AMORE.
Sono UN. Ora. Sono una. Sono da sola. E da sola mi accingo a camminare.
C’è il vento, la luna. Un cielo bellissimo. Sotto di me il vuoto ma non lo guardo. Cerco te. Vedo la tua nuca.
Continuo a camminare e sono FOLLE.
Sono FOLLE. Folle folle d’amore per te, come diceva Alda Merini.
Ma non perché ti ho perso bensì, perché ti ho trovato.
Sei dall’altra parte e ora mi guardi.
La luna splende e ora ci sono anche le stelle.
Sento il mare, le onde che senza remore e senza paura continuano il loro viaggio di lotta verso la riva. Avanti e indietro. Non hanno timore e non si stancano di provare.

Che bella lezione, le onde.

Ora sono arrivata. Sono da te e sono AMORE.
Tutto è fermo e sicuro.
Le linee alte, sottili.

Questi fili di ottone sono palazzi di luce e di persone che dentro vivono, mangiano, litigano e si amano. Lo sai che amo le finestre accese che si vedono nelle case? Mi danno l’idea che tutto scorra e viva sempre. Anche nel silenzio anche nella quotidianità. Mi danno l’idea che tutto l’amore non sia per forza spettacolare. Ma che l’amore, in realtà, è una linea sottile di semplici consuetudini che costruiscono palazzi di una forza indistruttibile.

In questo viaggio verso te, Amore, ho capito che tu sei essenziale. Che tu mi hai insegnato a sapere affrontare il vuoto e l’assenza. Non sei materia piena. Sei filo e vuoto, sei silenzio e essenza nel mare in tempesta. Non riempi di materia ciò che ti manca. Ma lo lasci vuoto perché nel vuoto esce fuori la parte più vera di te. E di me. L’Amore è sapere gestire i vuoti. La follia d’amore è sapere rimanere in equilibrio quando tutto sembra crollare, quando sembriamo così delicati che anche un soffio di vento potrebbe farci cadere. Invece no.

L’Amore, fa diventare indistruttibili, anche se siamo costruiti di piccoli fili di ottone.
Perché è lì, il pARTicolare.
Quando sono partita da UN, ero UNA. Ma avevo un regalo per te che è rimasto lì.
Ora ritorni con me e lo guardiamo insieme.

Lo vedi, lì in alto?
Un cuore al contrario. Che però non si chiude, ma i due fili intrecciati volano verso l’infinito. Verso la luce, le stelle, l’aria. L’aria.
Ho i piedi saldi. Mi sento ferma con te. Volo ma con i piedi piantati a terra.
Non ho paura di nulla e questi palazzi sottili, queste case luminose e quel cuore lassù hanno tutti un valore più vero.
Mi insegni, Amore, a non avere paura del vuoto, dell’assenza. Non mi manca la materia che riempie.
Sei tu, folle amore, che riempi me.

Siamo esseri umani, siamo un filo intrecciato che tende all’infinito.
E una pioggia di stelle che possiamo sognare.
Linee che si incrociano e cuori che si incantano.
Vuoti, equilibrio, armonia.
E anime delicate, di vento, speranza e magia.

Dedico questo pARTicolare a tutti i sognatori, ai migranti, ai rifugiati, a coloro che viaggiano anche da fermi e che non hanno paura di amare.

Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com 

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