Le mie mani siano fiumi

fra i tuoi capelli. […]

I miei capelli cotone da filare.

Sia tutto il mio corpo amaca per il tuo,

e la mia mente la tua anfora

il tuo alveo.

(Gioconda Belli,  Bibbia)

Aprii il mio libro di storia dell’arte. Ero pronta ad iniziare a scrivere la tesi. Grande emozione e agitazione. Ma qualcosa mi bloccò.

Iniziai ad osservare la Maddalena, nella Crocifissione (1426) del Masaccio (21 dicembre 1401 – 1428).

Un triangolo rosso, al contrario. Un fuoco di panneggio  intagliato. Un ventre colmo di pienezza e desiderio. La sua testa, bionda, è chinata in avanti, come se portasse su di sé il dolore del mondo. E poi, protagoniste scolpite nell’oro, le mani.
Mani danzanti, espressive, parlanti. Mani portate in alto come un urlo di strazio, come trofeo della coscienza.  Mani alla ricerca di lui, del Figlio dell’Uomo tanto amato. Mani che da sole parlano di bisogno, passione, speranza, gloria, estasi e ricerca. Braccia a costruire uno spazio, oltre.
Poi Cristo in croce. I suoi occhi non sono chiusi, sembrano, anzi, rivolti proprio a quelle mani. Le sua braccia sono aperte a riprendere il gesto di lei. Un dialogo a due sta svolgendosi. Tra mani e occhi.  Tra braccia e braccia.

Tra morte e potere dell’amore. Tra sparizione e resurrezione. Resurrezione che è conseguenza dell’amore.

In questo periodo in cui molte donne, migliaia di donne vengono uccise, non rispettate, questa opera è illuminante: Maddalena, pur con riserbo, si fa sentire. Fa sentire, silente, la sua voce.
Immaginiamo che aldilà di quel volto coperto una donna urla la sua dignità e il suo valore. La sua possibilità di esserci. Anche se ai piedi di una croce.

Maddalena ci dà le spalle. Noi spettatori immaginiamo, entriamo in lei.

Il Cristo, intanto, la osserva. Lui comprende. Lui sente.

Noi, intanto, ci immergiamo in quelle spalle rosse. Come se fossero nostre.

Come se fossero noi.

Scritto per MiFaccioDiCultura – Artspecialday.com

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