Io ci credo. Alle favole.

Ma non a quelle solite. Non credo al principe azzurro che ti salva dal suo cavallo bianco. Perché a salvarti devi essere solo tu. Credo, in amore. Non credo alle favole delle brave e modeste ragazze che verranno trasportate da una zucca che si trasformerà in carrozza.  Il cibo difficilmente ha una tale trasformazione senza l’aggiunta di ingredienti succulenti. E indispensabili. Non credo alla salvezza che arriva dal cielo o da un amore perfetto. Credo forse più a quell’amore tipico di Shrek. In cui la bellezza la devi andare a cercare. Perché spesso è nascosta, e merita tempo e attenzione.

Credo, però, a quelle favole che parlano di forza, perseveranza, impegno, amore. Amore vero.

Ho avuto la fortuna di vedere in questi giorni The Blind Side (2008, John Lee Hancock). The Blind Side racconta una storia vera, la storia del giocatore di Football dei Baltimore Ravens Michael Oher.

Michael (interpretato da Quinton Aaron) era un ragazzo povero, solo. Un’infanzia terribile. Orfano di padre, allontanato dalla madre da piccolo perché lei era dipendente dalla droga. Allontanato anche dal fratello, sempre da piccolo.

A scuola Michael, chiamato Big Mike per la sua stazza enorme, è quotidianamente  allontanato, deriso. E lasciato sempre più solo.

Finché, un giorno, viene adottato da una ricca famiglia americana, la famiglia Tuohy. Con amore, pazienza e attenzione Michael riuscirà a vincere la borsa di studio per iscriversi ad una importante università, dove diventerà il più grande giocatore di football dei nostri tempi.

Michael Oher è nato nel 1986, ed è segno Gemelli, come me. Piccolo orgoglio.

Michael, che nei test cognitivi aveva percentuali bassissime, ma un 98% per “indole e spirito protettivo”.

Michael, che non ha mai avuto un letto, prima dei 18 anni. E che grazie all’Amore, ma non solo, si salva. Grazie alla sua forza di volontà, e al suo Onore. Nel suo tema, quello che gli permetterà di raggiungere la media per vincere la borsa di studio, Michael scriverà proprio questo, che il coraggio deve essere sempre accompagnato dall’onore. Che ti insegna chi sei. O almeno, chi vuoi essere.

Meravigliosa, Sandra Bullock, che per il ruolo di Leigh Anne Tuohy (la madre adottiva di Michael) ha meritato un Oscar come migliore attrice drammatica. Meraviglioso vedere come la solidità di una coppia, nei sentimenti e negli ideali, sparga amore tutt’intorno. Ai figli, ma anche a un Big Mike sconosciuto, raccolto nella sua solitudine e nella sua timidezza.

All’inizio Big Mike ha fatto fatica anche a giocare a Football. Non bastava la stazza, doveva capire che la sua squadra era la famiglia da difendere.  E l’istinto di protezione lo farà diventare un giocatore immenso. Non la fama, non la furbizia. Ecco. Il suo istinto di protezione l’ha fatto diventare un eroe.

Che bella, immensa storia.

A mia nipote racconterò queste favole. Le favole di persone sole, ghettizzate, giudicate. Perché nere, perché di una classe sociale inferiore, perché così poveri da non potersi lavare. Perché di un altro Paese, perché del sud (quale sud?) o dell’est (quale est?). Perché di un’altra religione, perché senza famiglia. Perché nati sfortunatamente in un paese di guerra, povertà. Perché segnati da una storia personale difficile. Perché senza speranza. Di queste persone che la speranza la trovano. Se la sudano. La conquistano. E diventano grandi. Grandi dentro. Non tanto fuori.

Queste sono le favole che vorrò raccontare.

Tanto, Cenerentola e la sua zucca, la racconteranno tutti gli altri.

Scritto per MIFaccioDiCultura – Artspecialday.com

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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