L’8 marzo apre a Palazzo Reale di Milano la mostra dedicata a Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883): Manet e la Parigi moderna, mostra visitabile fino al 2 luglio 2017.
Édouard Manet, pittore e pensatore straordinario dell’Ottocento Francese.
Non un pittore impressionista, come in molti pensano.
E per parlare di lui vorrei partire da Jean-Michel Basquiat (New York 1960 – New York 1988). C’è un’opera dell’artista americano dal titolo Reclining nude (1983), un nudo abbozzato di donna. E c’è un elemento interessante, nel quadro. Quell’elemento, è una natura morta in primo piano.
Un Reclining nude che è un richiamo a Édouard Manet. Come?
Dunque, per prima cosa il nudo di donna di Jean-Michel Basquiat richiama la famosa Olympia di Manet (1863), opera che sconvolse per la sua forza dirompente: una prostituta nuda, a occhi languidi e seducenti, a piedi sporchi. Sdraiata su un lenzuolo bianco che sottolinea il roseo verdaceo della pelle della protagonista. Dietro, un tendone verde scuro, e il volto della signora nera, una serva, che quasi neanche si vede. Questo dettaglio Basquiat non l’avrà molto apprezzato. Il volto di quella donna africana si perde nel verde scuro della tenda, come a toglierle l’identità e la dignità.
Ma c’è un’altra opera presente in questo nudo di Jean-Michel Basquiat: La Colazione sull’erba (1863) sempre di Manet. Anche quest’opera destò l’ira e lo sdegno della critica contemporanea. Una colazione in un prato, il soggetto. Una donna nuda che osserva lo spettatore, uomini vestiti di tutto punto che conversano con lei. Una prospettiva sballata e sbagliata. Una narrazione non-sense. Un tema sconosciuto. Opera che fu linciata di volgarità.
Ma lì, in primo piano, un pARTicolare: quella natura morta, la firma vera dell’artista. Édouard Manet sapeva che sarebbe stato duramente criticato, ma quella meravigliosa frutta in primo piano sottolinea la sua capacità di pittore, capacità tradizionalista, accademica e tecnica. Come a dire: io sono capace di realizzare temi classici, di costruire una prospettiva perfetta, così come so ritrarre una cesta di natura morta. Ma l’arte, ora, deve e può essere un’altra cosa. Può essere semplicità, schiettezza, scandalo, pure.
E non a caso, Jean-Michel Basquiat, nel suo Nudo disteso di donna, riprende queste due opere: le due opere della storia dell’arte francese che hanno cambiato il mondo contemporaneo, cambiato l’arte e lo sguardo stesso. Jean-Michel Basquiat disprezzava quel volto quasi assente della serva dell’Olympia, ma apprezzava la genialità, il coraggio e la potenza di questo artista europeo.
E la schiettezza, i verdi acidi, gli occhi decisi e diretti allo spettatore, lo sfondo nudo e essenziale; i temi non-sense, o meglio, i nuovi temi raccontati. Tutti questi sono gli elementi protagonisti nelle opere di Édouard Manet.
Opere che non vediamo l’ora di ammirare nelle sale di Palazzo Reale.
Nell’immaginaria musica di quel giovane pifferaio che ci racconta la sua più cruda verità: l’arte, ormai, deve raccontare altro. Deve andare oltre la perfezione, oltre la mera tecnica, oltre la riproduzione spasmodica del reale.
L’arte deve avere il coraggio di disturbare. Di smuovere. Di impedire una lettura immediata e passiva della realtà.
L’arte di Édouard Manet, l’arte di Jean – Michel Basquiat. Legate nel tempo, nello spazio.
Nel nudo di una donna.
In una vigorosa, orgogliosa e vezzosa cesta di frutta.
Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com.
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