– Ti amo.

Eri lì per terra. Un pezzo di uomo per terra. Lungo accovacciato.
Sul tavolino cinque bicchieri.

– Ti amo.

Mi guardavi e lo ripetevi. Come a chiedere perdono per quello che stavo vedendo.

Cinque bicchieri e un posacenere.

– Ti amo.

Sapete non mi era mai accaduto. L’avrei detto a tutti lì. Mi sarei girata avrei guardato tutti in faccia. Quei tutti che mi guardavano. Che ci guardavano. Che lo guardavano.
O forse non ci guardava nessuno. Forse lo immaginavo io. Che mi sentivo così persa. Non volevo gli sguardi per attenzione. Li volevo per un aiuto.

– Sta male. Lo sai. Non ti arrabbiare. Continua a dire che ti ama. Non dice altro. È triste. Lo sai. Lo sai cosa gli è successo. Cerca di capirlo.

Ecco questa frase. Un’esplosione di rabbia.
Capirlo. Un amico mi intimava di capirlo.

Cinque bicchieri un posacenere una bottiglia di birra.

– Ti amo.

Sapete non mi era mai capitato di amare così una persona. Follemente.
Gli stringevo la testa e lo odiavo. Lui in ginocchio ai miei piedi. Le sue braccia lunghissime intorno alla mia vita. I suoi occhi a stringere la mia vita. La mia vita su quelle labbra in quel respiro in quelle lacrime. La mia vita in quelle mani che coprivano i suoi occhi.

Ma non riuscivo più a respirare.

Cinque bicchieri un posacenere una bottiglia di birra un caffè.

– Fategli un caffè.

Le mie uniche parole.

Tolsi quelle braccia da me.
Tolsi la mia vita da me.
Mi voltai e andai via.

Sapete non mi è mai capitato di amare così tanto una persona. Follemente.
Dopo quella volta. Mai più.
Se si ama troppo una volta, poi è come se tutto il resto svanisse. Come se tutto il resto fosse compresso in un ricordo.
Cinque bicchieri un posacenere una bottiglia di birra un caffè un ti amo da lontano.

Non mi volto. Mentre cammino piango. Non se ne accorgerà nessuno. Nessuno lo deve notare.
Un treno.
Casa.

—–

La vedo allontanarsi.
Non riesco ad alzarmi. Ora ci provo. Cazzo se non mi sento le gambe. Cosa guardano questi? Cosa hanno da guardarmi? Ho solo bevuto un po’. Cosa vuoi che siano due bicchieri. Cinque.
Fa schifo questo caffè.
Ti amo.
Lo urlo ma è lontana.
Non riesco a stare in piedi. Provo a sedermi. Cosa hanno da guardare questi.
Cinque bicchieri un posacenere una bottiglia di birra un caffè lei che piange.
Lo vedo. Cazzo se lo vedo le sue spalle tremano. Piange. Devo andare ma non riesco.
Cosa guardano questi.
Un treno. 

E poi più niente. 

 

 

 

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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