Matera è come una preghiera.
Un canto in rima, un suono che si scioglie nel caldo del suo tramonto.
La pietra si scaglia verso il basso.
Matera è una città che non sale.
Scende.
Scende nei vicoli, nei gradini scoscesi, nelle pietre nascoste. Nel vino offerto tra le case, in quelle porte aperte in cui inciampi camminando. Quei volti che hanno le rughe del tempo e della verità. Matera scende. Scende verso le chiese massicce e potenti. Scende illuminata dalla luna. Nei suoi ristoranti animati e a più piani. Nelle voci delle persone che senti, le senti rimbalzare e sedersi al tuo fianco, tra le righe delle pietre incastrate. Dove ti incastri anche tu. Seguivo quelle linee con le mie mani. Matera è da toccare, ti insegna ad amare il tempo e i suoi difetti. La piazza principale di Matera è moderna, grandissima. Mi ricordo le luci della fontana, un maxi schermo dove veniva proiettato un film documentario sulla Basilicata.
Oh, che terra, la Basilicata.
Se Matera è una preghiera, la Lucania è un Salmo.
Lungo, immenso, semplice, deserto. Ripetitivo, a volte. Ma se entri nel suo significato, ritrovi i profumi intensi di una miniera d’oro. Dorati i campi, verdi i prati. Gialla e altera, la luna. In Matera mi sono nascosta. Mi sono persa. Sono scappata.
– Siamo 5 giorni qui dalla mia famiglia a Montescaglioso. Decidi cosa vuoi vedere Fede. Che facciamo oggi? – Matera. – E oggi? – Matera, ancora. – Ma ci siamo stati ieri! – La voglio vedere. Ancora. A tutte le ore.
E così fu. A Matera ci sono voluta andare la mattina, con il profumo dei calzoni pomodoro e mozzarella caldi che uscivano dal fornaio più famoso. Il pomeriggio con un gelato e quel caldo che ti fa innamorare. Ci sono voluta tornare al tramonto. Sono voluta salire alla chiesa di San Pietro in Monterrone dove la vista della città ti lascia senza respiro. Con le lacrime a farsi spazio tra la gola, e il sole che si addormenta. A Matera ci sono voluta andare la sera, e di notte. I bambini per le strade a vendere giocattoli in pietra realizzati a mano. La degustazione di vino. I taralli comprati all’ultimo secondo.
A Matera mi sono innamorata. Delle mie paure, delle mie scappatoie. Delle mie debolezze.
Perché Matera è una città umana. Ti mette in contatto con il te più profondo, scava le tue radici come scava nelle rocce dei secoli. È passione sincera e trasparente, continua ricerca di equilibrio tra i suoi sassi disconnessi. È una voce leggera, un vento leggero. Una strada lunghissima. Matera sono le porte delle case vecchie. Quante porte a delimitare vite e secoli.
Matera è una preghiera umana. Un canto in rima.
Un amore ormai andato.
Un respiro e un ricordo prezioso. Oro negli occhi, luce di stelle.
E pietra. Pietra a raccontarti, a cullarti.
A ricordarti chi sei.
Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com
Le fotografie di questo articolo risalgono all’estate che mi ha ispirato queste parole.
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