Prima o poi ci abbracceremo.
Sembra una promessa, una frase non detta. Un pensiero sognato, una sensazione ricordata e lontana, la mattina, mentre bevi distrattamente il tuo caffè.
Un dolore raccolto e tenuto con te. Un biglietto d’auguri. Una poesia tralasciata.
Una sorpresa sotto casa non pensata. Un messaggio la notte.
Ecco. Prima o poi ci abbracceremo ha a che fare con la notte. Con i pensieri più sinceri che arrivano al buio, quando non dormi. Quando perdi e vivi il tempo in modo più onesto.
Quando fuori c’è buio, ma il cuore è più acceso.
Prima o poi ci abbracceremo è il secondo libro di Antonio Dikele Distefano.
L’ho letto in qualche sera e in una notte di questa estate. Una notte che non riuscivo a dormire. Anche il primo libro di questo giovane autore, se ci penso bene, Fuori piove, Dentro pure, passo a prenderti, l’avevo letto in diverse notti d’estate. L’estate dell’anno scorso.
Antonio Dikele Distefano ha una scrittura carnale, sanguigna e diretta. Senti il ritmo sotto le sue parole, a fare da tappeto, a fare da base. Una musica di batteria e schiocchi di dita. Una scrittura di pause, punti. Silenzi. Una scrittura cruda e pura, che ha la voglia e la sfacciataggine della gioventù, talvolta bruciata.
I libri di Antonio avvicinano alla parte più adolescenziale di noi stessi. Quella parte che non pensa alle conseguenze, che attiva l’istinto e l’impulso. Antonio in questo libro racconta due storie d’amore: una tra due giovani ragazzi, Enrico e Irene, e una tra due adulti, i genitori di Enrico, Gianluca e Alda. Due amori che si specchiano, anche se lontani anagraficamente. Due amori potenti, istintivi, carnali. Pieni di luce e ombre. Di dialoghi spenti e silenzi accesi. Di recriminazioni, di dolore e rancori. Tra Enrico e Irene l’amore è di carne e vene. Fumo e alcol. Le sigarette sono protagoniste in queste pagine, come se il loro fumo fosse in realtà metafora di un mistero che si svelerà, in effetti, solo alla fine. Un altro protagonista, è il treno. Il racconto si svolge in un viaggio. Enrico è in viaggio per Milano, per trovare la sua ancora amata Irene. E durante questo viaggio – di fermate, musica, finestrini trasparenti, pensieri scostanti, passeggeri che diventano amici, orari e ore che passano, ritardi imprevisti – conosciamo i ricordi e la storia di Enrico. Del suo rapporto con il padre e del suo amore e la sua nostalgia per la madre. Della sua passione per Irene. E di tutti i suoi errori, distrazioni, pensieri non detti.
Questo libro racconta ciò che non si ha il coraggio di dire.
Irene è piccola, bella, soffre di anoressia, mangia poco. Fuma tanto. È libera, decisa. Enrico è un ragazzo silenzioso, bramoso di amore e di continue rassicurazioni. Entrambi sono l’emblema della giovinezza. Nell’amore vissuto e nelle passioni quotidiane. Nell’insicurezza del proprio percorso. In ciò che si è capace di dare, e che forse diventando adulti, non si è capace di donare più, così. In quel modo così vero, totalizzante, doloroso sì. Ma profondamente vivo.
Prima o poi ci abbracceremo è una promessa.
Il finale, l’ultima pagina, mi ha sconvolto. Mi ha fatto piangere, di notte. Mi ha risolto domande e vuoti. Nella narrazione dello scrittore, ma anche in me stessa. Ricordo che ho preso il telefono e ho scritto a una persona che non sentivo da tempo. Un messaggio lungo, sincero, fortemente appassionato. Vivo di carne e vene. Un messaggio che era dentro di me. E che ho avuto il coraggio di inviare. E poi, quella notte, ho deciso di aprire questo Blog.
Prima o poi ci abbracceremo è una promessa. Con noi stessi. Verso noi stessi. Verso la nostra parte più vera e sognatrice. E per questo, consiglio a tutti coloro che hanno il coraggio di tentare, di leggerlo appassionatamente.
Meglio, se in una notte in cui non si riesce a dormire.
Con la luna e le stelle a illuminarci la strada.
Alla prossima. 🙂
Fede
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