Domenica 6 Novembre ho guidato un gruppo al Museo del Novecento di Milano.
Un museo che io descrivo come “percorso catartico” verso la luce, seguendo sette piani di spirale, per arrivare alla sorpresa a cui ci si trova di fronte all’ultimo piano.
Ma andiamo per gradi.
Il Museo del Novecento è stato inaugurato nel Dicembre del 2010. Un grande investimento di ben 28 milioni di euro, un progetto architettonico a cura di Italo Rota e Fabio Fornasari, un’idea di innovazione e bellezza trasversale nel tempo e nello spazio. Dove? Nel palazzo dell’Arengario, costruito nel 1939. Architettura fascista, luogo rimasto inutilizzato per decenni. Ora, grazie all’arte, prende un nuovo volto e un nuovo senso.
Il mio percorso si sviluppa anche qui secondo chiare e forti tematiche. Le parole fanno da guida alla storia del Nostro Secolo: il Novecento. Secolo breve, di guerre mondiali, di innovazioni artistiche e tecnologiche, secolo del cinema e della fotografia, secolo di dolori inespressi, di grandi delusioni politiche, di lotte senza fine, di cicatrici storiche che mai si risaneranno del tutto.
Le sezioni che ho ideato e analizzato per questo percorso sono:
- LA STORIA E IL RIFLESSO. Pellizza Da Volpedo. Il Quarto Stato (1898 – 1902) e la storia sociale dell’uomo.
- COLORE, LUCE E MOVIMENTO. Le avanguardie internazionali. Dopo la nascita della fotografia un nuovo modo di osservare, percepire e rappresentare la realtà. Anzi, tanti nuovi modi: il cubismo, l’astrattismo, il dadaismo, il futurismo. E qui, opere urlanti e silenti di Umberto Boccioni, che con colori e forme, con vento e potenza, ha saputo raccontare la città che sale, ma anche l’umanità che si rinchiude in se stessa, come nel suo bellissimo Bevitore (1914).
- IL SILENZIO. Il dolore, la perdita dell’identità umana, la potenza del marmo in Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico e Arturo Martini. E il Novecento italiano descritto, nel ventennio, nei dipinti di richiamo alla classicità e alla tradizione di Carlo Carrà e di Mario Sironi.
- L’UMANO E IL SOCIALE. Il potentissimo Uomo che dorme di Guttuso (1936), dipinto che nasconde una storia, una sorpresa, il coraggio imprevedibile di un artista pregno della sua epoca e vivo di un ideale neanche tanto nascosto.
- OLTRE LA TELA. La realtà ha, dopo la Seconda Guerra Mondiale, altre e nuove Nuovi linguaggi, e allora arriva Concetto Spaziale. Attesa di Lucio Fontana (1960), Alberto Burri con i suoi amabili resti, Gastone Novelli, Il Re delle parole (1961), il concetto inespresso nella Rosa Nera di Kounellis (1966), l’ironia new dada di Piero Manzoni. E, infine, oltre la tela, si può trovare la tela stessa: Il Manifesto svelato e il Décollage di Mimmo Rotella.
- LO SPECCHIO. Uno specchio, una ragazza che se ne va, una opera d’arte che muta giorno per giorno, minuto per minuto, un testimone passato a noi. Da Pellizza nel 1901, a Michelangelo Pistoletto, nel 1970. Anni di ribellione, di coscienza politica sociale. Anni di pensieri veri che oggi dimentichiamo, raccontati in un film come, ad esempio, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, film proprio del 1970. E quello specchio ci obbliga a guardarci dentro, a sentire il peso della Storia, ad accettare i suoi più lugubri percorsi e ricorsi. Perché l’arte non è quella rappresentata. Quella è finzione. L’arte, la verità, la politica, siamo noi. Spettatori di fronte a quello specchio. Uomini e donne ad affrontare la società di oggi. A viverla, a volerla e a poterla cambiare. L’arte, la storia, siamo noi.
Un percorso nel cinema del Novecento, nella storia, nella letteratura. Un percorso da brividi se pensiamo a quanto questi giorni la Storia ci stia mettendo ancora alla prova.
Un percorso catartico di conoscenza di un secolo, il Nostro Secolo, e quindi di conoscenza di noi stessi.
Questo è il Museo del Novecento. Un’indagine su una realtà al di sopra di ogni sospetto. Una nuova realtà e un nuovo modo di rappresentarla. Con sperimentazione, conoscenza, pensiero e concetto.
Se ne va.
Avviene, così, il contrario del capolavoro di Pellizza da Volpedo.
Qui, la storia sembra respingerci. Va oltre la cornice. Ci dà le spalle. Si dimentica lo spettatore.
Così sembra.
Rimaniamo soli, con il concetto, con la povertà, con la società da comprendere, affrontare e indagare.
Al di sopra di ogni sospetto.
Un abbraccio. E alla prossima! 🙂
Fede
Ringrazio Hanna Leinberg e Adele Gatti per i bellissimi scatti!
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