Martedì 8 Novembre ho tenuto la mia terza lezione all’UTE
Ero quasi afona, a causa di una influenza che non vuole passare. Nonostante questo, la lezione è stata un viaggio estremo e profondo. Il tema trattato è stato L’età Barocca in Italia. Dopo una introduzione sull’epoca e la corrente artistica, mi sono concentrata su due artisti italiani:
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Gian Lorenzo Bernini Scultore: Il Corpo e l’Estasi
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Francesco Borromini Architetto: Il Sogno e La Chimera
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Il Barocco
Epoca dai caratteri forti, definiti, potenti e decisi. Le caratteristiche principali si districano tra il dinamismo formale, l’esuberanza decorativa, l’illusionismo, l’integrazione fra le arti – ovvero la creazione del “bel composto” -, la teatralità, il gusto per la magniloquenza e per gli effetti grandiosi e scenografici. Tutti elementi amati sia dalla Chiesa che dalle monarchie europee.
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Gian Lorenzo Bernini Scultore
![3-g-l-bernini-il-ratto-di-proserpina-1621-1622-roma-galleria-borghese-dettaglio-2](https://i0.wp.com/www.federicamariamarrella.com/wp-content/uploads/2016/11/3-G.-L.-Bernini-Il-Ratto-di-Proserpina-1621-1622-Roma-Galleria-Borghese-Dettaglio.-2.jpg?resize=688%2C490)
G. L. Bernini, Il Ratto di Proserpina, 1621 – 1622, Roma Galleria Borghese, Dettaglio
Carne, sangue, nervi. Forma serpentina. Sculture da dover guardare girandoci intorno, per comprendere realmente, per notare dettagli e piccoli avvenimenti nella narrazione del marmo. Abbiamo analizzato le sue opere esposte alla Galleria Borghese di Roma, tutte realizzate tra il 1620 e il 1625: Il Ratto di Proserpina, Il David e L’Apollo e Dafne. La potenza di corpo e mente, la creazione teatrale di un avvenimento corale o intimo e umano. Il pensiero e la potenza dell’uomo che deve combattere e vincere un gigante. La violenza sulla donna, la metamorfosi, l’amore contrastato. La trasformazione subita e non cercata. La carne scolpita che si plasma tra le mani dei personaggi, i capelli ,le dita che diventano albero, fronda, natura. E poi, la spiritualità che si impone e si espone nella carne.
Abbiamo osservato le sue famose Estasi. L’Estasi di Santa Teresa (1647 – 1652), e quel piede meraviglioso di potenza femminile e libertà (di cui ho parlato nel mio pARTicolare) e l’Estasi della Beata Ludovica Albertoni (1671 – 1674) dove le mani si intrecciano strette sul cuore, nel panneggio abbagliato e abbagliante.
I volti delle sante sono volti di donne vere, vive, sensuali, carnali. Donne che partecipano ad un amore mistico, non solo con il cuore e lo spirito, ma con tutto il loro essere. Con il corpo, le mani, il volto, le labbra semi aperte, gli occhi socchiusi. Ad accogliere il dardo dell’amore di Dio.
![G. L. Bernini, Estasi della Beata Ludovica Albertoni, Roma, Chiesa di Santa Maria della Vittoria.](https://i0.wp.com/www.federicamariamarrella.com/wp-content/uploads/2016/11/11-G.-L.-Bernini-Estasi-della-Beata-Ludovica-Albertoni-1671-1674-Roma-Chiesa-di-San-Francesco-a-Ripa..jpg?resize=872%2C402)
G. L. Bernini, Estasi della Beata Ludovica Albertoni, Roma, Chiesa di San Francesco a Ripa
Bernini era un artista amato, richiestissimo, lodato. Ma era un artista soprattutto libero, che nell’epoca della Post-Controriforma è riuscito a portare la sensualità della carne in cappelle sacre. L’umano in Bernini non è scisso dallo spirito. Tutto è attaccato insieme. E si esprime, come in un miracolo, nelle vene di marmo, nei corpi danzanti ma anche saldi, nei dialoghi silenti e umani di personaggi sacri come profani.
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Francesco Borromini Architetto
![15-francesco-borromini-santivo-alla-sapienza-1642-1662-roma](https://i0.wp.com/www.federicamariamarrella.com/wp-content/uploads/2016/11/15-Francesco-Borromini-SantIvo-alla-Sapienza-1642-1662-Roma..jpg?resize=800%2C1067)
Francesco Borromini, Sant’Ivo alla Sapienza, 1642 – 1662, Roma
Un conflitto interiore, un dolore di vivere estremo e sconnesso, confuso, energico, irrequieto. Questo fu Francesco Borromini, che nella sua architettura pose il suo animo intero. Nelle sue linee ascendenti e discendenti, nei suoi concavi e convessi a rincorrersi. Nelle cupole ovali. E, all’esterno, nelle cupole di arabesco, ricche di marmo, di costruzione e di cielo. Le cupole delle chiese del Borromini sono fatte di Materia e di Cielo (Sant’Ivo alla Sapienza). E quelle facciate che tutto sono tranne che gioiose e felici. Ma confuse, con dettagli di prospettiva sbagliati, in continua ricerca di equilibrio. Eppure un equilibrio nelle opere di Borromini c’è. Ed è un equilibrio interno, lineare, immanente.
![Francesco Borromini, Colonnato e Prospettiva di Palazzo Spada, 1652 - 1655.](https://i0.wp.com/www.federicamariamarrella.com/wp-content/uploads/2016/11/20-Francesco-Borromini-Colonnato-e-Prospettiva-di-Palazzo-Spada-1652-1655..jpg?resize=800%2C538)
Francesco Borromini, Colonnato e Prospettiva di Palazzo Spada, 1652 – 1655
E quella prospettiva illusoria, creata a Palazzo Spada, ci racconta la sua verità.
La sua ricerca di senso che forse nella vita non riuscì a trovare, ma che trovò nell’arte stessa: luogo di gioco, di illusione, ma di seria espressione del sé.
Alla prossima! 🙂
Fede
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