La finestra.
Luogo del pensiero. Della luce. Della metafisica e delle grandi scoperte. La finestra è il luogo inoltre della vanità e del ritratto.
Ma lì, vicino ad essa, vi sono soprattutto i pensieri. I ragionamenti. Le domande e le questioni.
Una volta mi è capitato.
Avevo visto con chiarezza i miei sentimenti. Guardavo oltre alla finestra, ma vedevo loro. Cercavo di dar loro un nome, una consistenza. Cercavo le parole per esprimerli, in ogni lingua possibile. Tutto osservando quelle foglie, lì, fuori dalla mia finestra. Le guardavo una ad una, sentivo il loro fruscio. E osservavo il loro verde luminoso, inondato dalla luce del sole del nord.
“Fede!”.
Ad un tratto, sento. Mi volto di scatto.
I miei occhi sono sorpresi, le mie labbra sono semiaperte, come a voler esprimere d’istinto quel sentimento che stava prendendo forma.
Qualcuno aveva interrotto i miei pensieri. E le mie piccole, nascoste rivelazioni.
Mark Shaw ritrae una donna, negli anni Cinquanta, con un bellissimo vestito Dior. Il luogo dove lei si trova, l’iconografia ci può svelare qualche segreto. Oltre al Glamourdell’arte della moda, la forma è studiata. E i pARTicolari possono dirci molto di più della superficie.
Il vestito viene ripreso dal grande panneggio della tenda. Un lungo divano che fa angolo, come a sottolinearne la prospettiva e la profondità. Una lampada sullo sfondo, dietro il capo di lei. Una lampada spenta. La luce è già immensa. Inonda la stanza e la pelle bianca della modella, e arriva dalla finestra che occupa tutto il lato sinistro dell’inquadratura. Una finestra che fa entrare nella stanza un “Altrove”.
Il panneggio della tenda, è anche esso aperto, sempre verso un “Oltre”. Sempre per portare lo sguardo aldilà del semplice soggetto ritratto. Una tappezzeria floreale, che osserviamo, nei movimenti, nelle linee riprende sempre la coda dell’abito grigio perla. Grigio perla. La storia dell’arte, e soprattutto un pittore, è nascosto in questa rappresentazione. La finestra, piena di luce, inonda la stanza, come avviene nelle opere di Jan Vermeer. Molti dei suoi ritratti, direi quasi tutti, sono realizzati a fianco di una finestra. Ma alcuni mi hanno particolarmente colpita. L’Astronomo (1668, Museo del Louvre, Parigi), che osserva un globo celeste, illuminato dalla luce proveniente dalla finestra. Come se la luce stessa sia elemento di verità e di scoperta. La Donna che legge una lettera davanti alla finestra (1657, Staatliche Gemälde Galerie, Dresda). La protagonista è intenta a leggere una lettera. È un momento intimo. Di agitazione, ansia, curiosità. Di una naturalezza imbarazzante. Anche qui, i due tendaggi, quello verde in primo piano e il rosso sulla finestra, sembrano svelare il momento intimo della giovane donna, aumentando il senso di prospettiva. Poi vi è L’atelier del Pittore (1665, Kunsthistorisches Museum Vienna). Una ragazza, di spalle il pittore intento nella sua arte… Stessa posa della nostra modella di Dior. Lei, sempre vicina a quella finestra. Lui, il pittore. E Mark Shaw, dall’altra parte dell’obiettivo fotografico, il ritrattista di moda.
E infine c’è lei.
La ragazza con l’orecchino di perla (1665-66, Museo Mauritshuis, L’Aia).
Il movimento del collo. Lo stupore. Le labbra socchiuse, quasi a dire il suo pensiero di quel momento. La persona da questa parte dei pennelli e della macchina fotografica, l’ha chiamata.
O è qualcun altro? Chi prende tutta questa attenzione improvvisa? Qui la finestra non si vede. Ma c’è. Una luce naturale, da sinistra, inonda il volto delicato della giovane ragazza. La ragazza con l’orecchino di perla.
La modella di Shaw, se ci soffermiamo sul volto, ha lo stesso, identico sguardo. Gli occhi sorpresi, le labbra socchiuse. Il braccio teso come a spostare indietro il vestito. Come se lei fosse pronta a correre verso di lui.
Rimasi ferma. Con le labbra socchiuse.
Non risposi a quello sguardo indagatore.
I miei segreti, rimasero sospirati tra quelle foglie.
Nascosti, nella luce del sole del nord.
Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com
Per Approfondimenti:
Il libro che raccoglie le fotografie realizzate da Mark Show per Dior, negli anni Cinquanta e Sessanta: Dior Glamour, ed. Rizzoli International
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