Martedì 29 Novembre si è svolta la mia quinta lezione all’UTE 


Questa lezione è stata un po’ particolare. Ho infatti deviato un po’ dal percorso sul Seicento e l’ho dedicata a Leonardo Da Vinci e al Cenacolo, per preparare i miei studenti all’uscita didattica a Milano tra Santa Maria delle Grazie e l’opera d’arte del genio rinascimentale. Purtroppo non ho potuto accompagnarli per motivi di lavoro, ma ho pensato di prepararli a dovere prima dell’incontro con il capolavoro leonardesco!

Ma continuiamo ora il nostro percorso nel Seicento, che termina, nella lezione di Martedì 6 Dicembre, nel Settecento e nello spirito del Rococò, nel contrasto imprevedibile tra la frivolezza di quest’arte e il secolo potente, profondo e innovativo dell’Illuminismo.

La lezione è stata così strutturata:

  • IL ROCOCÒ 

INTRODUZIONE

Il Passaggio dal Barocco al Rococò: Attualità del Settecento. Tardobarocco, Barocchetto e Rococò: definizioni di campo – Il Rococò: periodizzazione e fortuna critica – L’ostilità della cultura accademica – La nobilitazione dei generi inferiori – La diffusione del Rococò – Il Rococò: uno stile europeo – Una nuova architettura di interni – L’Arcadia, tra favola pastorale e idillio galante – L’Arte come diletto e l’Autonomia del Bello.
L’Arte in Italia tra Seicento e Settecento: Il settecento veneziano: Giambattista Tiepolo e la grande decorazione.  –  Nuovi generi pittorici: vedute e capricci di Canaletto e Guardi.

  • GIAMBATTISTA TIEPOLO (5 marzo 1696, Venezia – 27 marzo 1770, Madrid, Spagna)  
  • IL VEDUTISMO: IL CANALETTO E FRANCESCO GUARDI, VERSO IL NEOCLASSICISMO  

Per introdurre il Rococò, e in particolare il passaggio e la differenza sostanziale tra queste due correnti, mi sono appoggiata ad una frase bellissima di R. Levi Pisetzky, in Storia del costume d’Italia, Milano 1967:

“Il passaggio dalle splendide, deliranti fioriture barocche a una nuova misura impreziosita, controllata, ma anche più penetrante e suggestiva, è la chiave di molti atteggiamenti del costume, dell’arte, del pensiero. Il Rococò si potrebbe definire un ingentilimento del Barocco: il Barocco canta a voce spiegata, esclama, declama, il Rococò gorgheggia, ammicca, conversa a mezza voce.”

Questa la differenza fondamentale tra i due stili, tra le due correnti artistiche. Ma è un altro l’elemento che ha attirato la mia attenzione. Il Rococò, che narra di temi laici, frivoli, leggeri, profani, si incastra invece in un secolo intellettuale molto profondo, dove gli scrittori, ad esempio i due fondamentali italiani Giuseppe Parini e Cesare Beccaria, raccontano e analizzano grandi temi quali la Giustizia, la pena di morte (Dei Delitti e Delle Pene di Cesare Beccaria), l’asservimento al potere (La Caduta, di Giuseppe Parini), la povertà (Il Bisogno di Giuseppe Parini).

E proprio nella letteratura, si trova la risposta a questo contrasto importante.

L’arte del Rococò sembra non rispecchiare il secolo di rinnovamento sociale, filosofico, politico in cui è incastonato, come una pietra brillante. Ma nella letteratura, dicevo, troviamo la verità. Anche nella letteratura settecentesca, infatti, convivono due filoni contrastanti e contrari: da una parte il racconto della società e dei grandi temi politici che ho citato, dall’altra parte invece la scrittura di poesie d’amore quasi platonico, raccontato in stile petrarchesco. Un amore ideale, leggero, impossibile, impalpabile. Due temi contrastanti, proprio come l’arte Rococò non rappresenta il secolo dell’Illuminismo che sta vivendo.
Un contrasto potente, o anche un affascinante enigma della storia e della storia dell’arte.
Perché il Rococò si lega sicuramente alle grandi regge, in primis quella di Luigi XIV in Francia, però non sembra rispecchiare i  temi scientifici e razionali, il valore centrale della Ragione che si impone nel Settecento.

Mi sono così concentrata sul Tiepolo, che ho raccontato nelle sue pitture che si estendono in diverse regge d’Italia e d’Europa, e che volano concretamente oltre il cielo e il soffitto delle stesse. Ho sottolineato anche i vari richiami e ispirazioni della pittura dell’artista veneto, attraverso diverse Letture d’opera: Il ciclo di affreschi nel Palazzo dell’Arcivescovado a Udine (1726 – 1729); L’Adorazione del Bambino (1732, Venezia, San Marco); Il ciclo decorativo della Residenza di Wurzburg (1750 – 1753); San Giacomo Maggiore sottomette un moro (1750, Budapest, Szépmuvészeti Múzeum); Santa Tecla libera la città di Este dalla peste (1758, Este, Duomo – immagine di copertina).

Ho voluto poi dedicare attenzione al Vedutismo, momento e corrente artistica in cui la razionalità, lo sguardo scientifico e quasi maniacale della verità e della “veduta” fa realizzare ad artisti, quali il Canaletto e il Guardi, capolavori indiscutibili, quasi cartoline dell’epoca: reperti inconsapevoli della loro era.

Ho terminato invece la lezione con un’opera che si trova alla National Gallery di Londra. Un’opera che è il simbolo stesso dell’Illuminismo: Joseph Wright of Derby, Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica, 1768, Londra, National Gallery.

In questo capolavoro di luci e ombre, sono presenti tutti gli atteggiamenti e la verità del Secolo Diciottesimo: lo scienziato creatore e genio, l’uccellino imbrigliato in quella ampolla miracolosa perfettamente dipinta dall’artista inglese, il giovane che apre la tenda e fa entrare la luce della luna, simbolo di luce della Ragione e della Verità. I due innamorati presenti alla realizzazione dell’esperimento, ma persi nelle loro emozioni, i giovani studenti stupiti e ammirati, i bambini quasi spaventati dal potere della scienza, il padre precettore che “media” e insegna, e a destra, il saggio e cosciente intellettuale, che ragiona e pensa sul presente, sul futuro. Sul valore della scoperta. Sul valore dell’umanità.
Questo dipinto forse rappresenta realmente il Settecento. Secolo in cui, oltre al Rococò, prenderà piede un’altra grande corrente artistica: il Neoclassicismo. Secolo percorso da una concreta, però, ingenuità, ovvero l’illusione di pensare che tutta la vita sia solo scienza e ragione. Sarà il secolo romantico a ricordare all’umanità la sua più vera e imprevedibile prerogativa: la potenza delle emozioni, la tempesta della Libertà e della Storia.

E così questo modulo termina qui.
Il prossimo modulo vedrà un solo protagonista: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
E quindi dovremmo tornare con i nostri pensieri alla fine del Cinquecento e agli inizi del Seicento, negli anni della Controriforma, a scoprire il grande pittore dell’istante, dell’umano e delle emozioni più crude.
Tra luce e ombra. Tra carne e spirito.

E ora… Buon Natale e Buone Feste! 🙂

Fede 

 

 

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