Sabato 25 Febbraio ho guidato un gruppo dell’UTE di Arluno – Pogliano Milanese La Filanda in un luogo incantato, ormai simbolo della città di Milano: Il Cenacolo Vinciano e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
La magia di alcuni luoghi è potentissima, resiste al tempo, alla massa, all’uragano di parole. Il Cenacolo di Leonardo (1494-1499) è forse il luogo più complesso da visitare a Milano. Si prenota molti mesi prima, ed entrando si può sostare al massimo 15 minuti – giustamente – per custodire e proteggere nel migliore dei modi l’opera leonardesca.
Un capolavoro che lascia comunque, sempre, con poche parole. E con quella vaga ma stretta sensazione di non averlo compreso del tutto, fino in fondo.
Si entra e subito ci si sente avvolti e inghiottiti da un altro luogo. L’Ultima Cena sembra davvero viva in una stanza. Sembra di poterci avvicinare, di essere un personaggio di quell’avvenimento, di essere presenti sul luogo stesso della Rivelazione.
Perché Leonardo qui ritrae la Rivelazione, e l’attimo dopo di essa: “Uno di voi mi tradirà”, dice, al centro, Gesù: braccia aperte come a creare uno spazio di accoglienza, come quei cassettoni nel soffitto, come quelle finestre ai lati, tutto è elemento e soggetto di vicinanza allo spettatore, vicinanza a chi guarda. Come quelle tre – sempre tre – finestre in fondo a far vedere un cielo azzurro e terso.
A quelle parole, intorno, le reazioni.
Le Reazioni alla Rivelazione.
Questo interessava a Leonardo. Come si sono sentiti gli Apostoli a una tale affermazione? E qui arriva l’Artista Scienziato, osservatore di volti, disegnatore di caricature umane, naturalista per vocazione e curioso cultore del reale. Leonardo ha posto su quella parete, con una tecnica che cola e svanisce nel tempo, i sentimenti umani che nascono, si creano, e si distruggono, dopo un dolore, dopo una frase che può cambiare la vita e la visione di essa. E allora c’è chi si risente, chi chiede di ripetere perché, essendo seduto lontano, non ha sentito bene, c’è chi si contorce nel dolore, chi si allontana dal gruppo – Giuda – chi si avvicina di più al centro, a Cristo – Pietro.
C’è come un sasso gettato nel mare, e tutti quei cerchi che si formano intorno. La conseguenza dell’azione. La conseguenza dell’Amore.
Quell’opera, sulla parete del Refettorio – dietro quella parete vi erano le cucine, altro elemento oltre alla tecnica sperimentale leonardesca che ha contribuito nel tempo a rovinare il capolavoro leonardesco – quell’opera è un Trattato sull’Umanità. Al di là del tema e del soggetto Sacro. Al di là del valore fondante e fondamentale del pensiero Cristiano, questo è un momento tragico. Dove l’essere umano crea solchi, onde, squarci, linee e pendenze. Dove tutto crolla e si muove, dove il dubbio sconcerta ognuno di quegli Apostoli. Tutto è movimento, tutto è sconvolgimento. Tutto, tranne Cristo. Fermo, stabile, con le sue braccia aperte a formare il triangolo della Trinità, la bocca socchiusa di chi ha appena terminato una frase, gli occhi persi e comunque decisi.
Tutto intorno il mare, al centro la fermezza di Cristo.
Leonardo, da scienziato quale era, ha creato una perfetta costruzione spaziale e prospettica, umanistica e rinascimentale, che contrasta con il movimento e lo sconvolgimento umano degli Apostoli, per poi tornare alla fermezza di Gesù. Un gioco di fermo e movimento, di perfezione e di imperfezione, di costruzione matematica e di quegli apostoli che, a tre a tre, si infervorano di emozioni. A Leonardo interessava l’essere umano, al di là del Sacro. E questo capolavoro, eterno nello spazio e nel tempo, ci ricorda, come uno specchio, chi siamo davvero: figli delle nostre emozioni, coscienti sperimentatori dell’Amore e dei sentimenti umani.
E intorno al Cenacolo? La bellezza di Santa Maria delle Grazie, chiesa arancione e calda, che con il sole di ogni ora irradia calore intorno a sé. L’unico luogo rosa e romano di Milano, lo chiamo io. Perché quel rosa tipico di Roma qui c’è. Saranno i mattoni della chiesa, la grande bellezza della Tribuna del Bramante, quella piazza sempre viva.
Un luogo che tengo nel cuore e che mi scalda l’anima.
Alla prossima! 😊
Fede
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