Frida ha uno sguardo deciso.

Mi osserva con costanza.

 Mi ha guardata, in questi mesi, dalla finestra dei suoi autoritratti, diventare donna.

 Mi ha vista innamorata, arrabbiata.

Mi ha osservata con severità quando la studiavo con la febbre alta, tremante, senza voce.

Mi ha abbracciata quando ne avevo bisogno, quando raccontarla era per me come un coltello nel cuore. Quando dire di lei mi ricordava l’amore. L’amore che in realtà non c’era. L’amore che sembrava, ma era solo finzione.

Mi ha sgridata, quando mi sono chiusa nel mio guscio.

Mi ha incitata, quando ho ripreso a sorridere.

Frida è stata mia compagna fedele in questi mesi. Osservatrice silente.

Amica solida e discreta.

Testimone attenta della mia trasformazione.

Quando ho raccontato di Frida nella mostra a lei dedicata al Mudec, mi sono sempre concentrata sui suoi autoritratti. Ma non in generale. Mi sono fermata sui dettagli che, uno per uno, ne raccontano la vita.
Una posa ferma, decisa, frontale.
Sopracciglia folte ad ali di gabbiano, come diceva il suo Diego. Dettaglio che lo fece infatuare di lei.
Le sue labbra dipinte sempre da un rossetto rosso mattone.
La sua peluria sulle labbra. Peluria che lei amava. E non perché simbolo di una rivoluzione estetica, ma perché lei, semplicemente, si piaceva così.
I suoi cerchietti femminili e quasi adolescenziali, adornati da piccoli fiocchi.

F. Kahlo, Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940

Le sue scimmie – simbolo di arte – ad abbracciarla.
Il gatto – simbolo di sensualità ed erotismo – appollaiato sulla sua spalla.
Le farfalle sul suo capo – simbolo di rinascita.
La natura rigogliosa a darle vita: le piante, la pioggia, le tempeste, le radici della terra, la linfa vitale delle foglie che è anche sangue, il conflitto e la compresenza di vita e dolore, i cieli plumbei, la terra arida, la frutta selvaggia e passionale nelle sue forme erotiche, il sole esplosivo di calore.
I capelli tirati in su, a sottolineare il suo elegante collo.
Gli abiti di pizzo leggero e delicato.
Il vestito alla tehuana – simbolo di potere e di emancipazione femminile.

È uno, però, il pARTicolare.

Il suo collo è sempre adornato da collane pesanti. Collane di pietre grosse, di metallo. Quasi dei lucchetti a incatenarla, a soffocarla.

E quelle collane, infatti, nel percorso dei suoi autoritratti, si trasformano. Diventano una collana di spine, o corona di spine. A farla sanguinare dal quel collo bellissimo. Diventano una rete che si aggroviglia, su quell’abito alla tehuana che significa libertà, ma libera lei non è.
Frida – rivoluzionaria comunista, combattente, un corpo dilaniato dalla malattia e dal dolore, dalla perdita di figli, tehuana, emancipata – Frida è donna, e quel collo ci racconta la sua debolezza: Diego.
Diego che è un amore complesso. Diego che per lei è tutto.

Ma davvero è amore, un amore cosi?

Di lotta, di gelosia, di compromesso, di tradimenti, di partenze e ritorni.

Me lo sono chiesta tante volte.
Ogni volta che ho raccontato di lei.
Ogni volta che ho pensato alla sua vita.
Ma ho capito che non esiste risposta a un sentimento.

Diego la soffoca, su quel collo si appoggia e si prende la sua vita.

Ma senza lui, lei non vivrebbe.

Dovrebbe tagliare l’ultima vena rimasta che collega le due Frida dentro di lei. Ma se tagliasse quella vena che unisce le sue due parti di cuore, morirebbe.
E allora Frida si firma con il sangue delle sue foglie. Sangue di dolore e di linfa vitale.
Perché in Frida dolore e vita sono attaccate insieme.
Conflitto e Calma.
Morte e Risurrezione.
Dolore e Amore.

Per Frida la vita è tale solo se di contrari. Di battaglia e di rivoluzione.
Talvolta, Rivoluzione, è anche amare una collana di pietra.
E imparare a conviverci.

Scritto per MIfacciodicultura – Artspecialday.com 

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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