Sempre, mi interessa ciò che non si vede.
Le tue mani dietro la schiena.
Quando parli, ciò che non dici.
Il sole dietro le nuvole.
La voce da lontano. Anche se non la sento.
E in una fotografia. Ciò che è dietro. Chi l’ha scattata.
Cosa vi era, lì fuori, da far tremare il mondo.
La curiosità è la più lunga e grande storia d’amore. Ci innamoriamo poiché siamo curiosi.
Il mistero rivela le nostre aspettative, le paure e le mancanze. Il mistero non ci permette talvolta di rendere reale un sogno. Perché il sogno è più bello della realtà. Ed è meglio tenerlo lì, sospeso. Soffiarlo e gonfiarlo. Veder solo nei nostri occhi la forma che prende. Lasciarlo volare nell’impossibile. Nella possibilità solo della nostra immaginazione.
Ci si innamora di un pensiero e talvolta, il pensiero diventa vero. Ma non con noi. Magari nelle mani di altri, si avvera.
Qui, una foto.
Sul fondo la povertà, la mancanza del tutto. Un paesaggio brullo, il sole cocente della assenza di vita. Il nero che riflette il sole, o lo assorbe, o fa entrambe le cose. Riflette e assorbe, allontana e imprime, vuole e delude. Metafora della vita.
Case in linea, a sinistra. Perfette nella loro semplicità.
Non ricercano il nostro sguardo. Stanno bene lì, nella loro magica prospettiva in bianco e nero, nella loro geometria fiera.
Non respirano del nostro sguardo. Non sono coscienti di sapere quanta curiosità in noi. Di sapere cosa accade dietro quelle finestre. Sogni di vita, o silenzio profondo. Vita o assenza, dietro finestre perfette, rettangolari. Nere nel bianco del paesaggio assolato. Un cielo nuvoloso. Un palo, sulla destra. Dalla destra, quella nuvola, forse una tempesta che arriva. Qualche uomo, qualche donna.
Qui, una dolce bambina.
Occhi sospesi nel suo sogno. Guarda sorridente in alto. Non guarda alla realtà dietro di sé. Oh, no, quella non è interessante. Ciò che c’è dentro il nostro sguardo, dentro la cornice, non interessa neanche lei. Lei, la piccola bimba, guarda in alto. Con il suo codino e il vestito bianco.Non le interessa della nuvola che arriva. Del tempo che cambia. Di cambiamenti e di concretezza. Lei guarda in alto, sospesa in quel suo sogno tutto suo.
Il fotografo, Sergio Larrain, non ha voluto fotografare il sogno. Per rispetto. Per distanza, per pudore.
Chissà.
Il sogno deve volare libero. E deve appartenere solo a chi lo sogna. Il sogno è di chi lo sogna. Ecco. Non deve essere conosciuto da tutti. La realtà povera e misteriosa potete guardarla e amarla. Ma il sogno no.
A occhi aperti, poi, è ancora più bello quando vola. Nel vento caldo d’estate.
Sempre, mi interessa ciò che non si vede.
Le tue mani dietro la schiena.
Quando parli, ciò che non dici.
E in una fotografia. Ciò che è dietro. Chi l’ha scattata.
E i tuoi occhi, in quella fotografia.
Cosa vi era, lì fuori, da far tremare il mondo.
Il mio mondo.
Scritto per MIFaccioDiCultura – Artspecialday.com
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