Il pARTicolare. Stefano Bosis alla Galleria Julia Dorsch

Inaugura oggi alla Galleria Julia Dorsch di Berlino la mostra Erotica.

Qui il mio pARTicolare dedicato a un’opera di Stefano Bosis  che sarà presente all’esposizione. 

Senti il sound.

La batteria dà il tempo. Un sax da lontano crea l’atmosfera. Inizi a battere il piede. Dentro di te un ritmo che sale.  Sale.

Un bongo. Sì, un bongo, che tiene il tempo.

E poi la tromba rende sottile il pensiero. Leggerezza e essenza. Sorriso e dolcezza, immaginati e sentiti.

Lei, balla.

Mi ricordo quando ho conosciuto Stefano. Era una sala grande. In fondo, c’era un tavolo con un buffet. Mi avvicinai e vidi due occhi pieni. Un sorriso sincero. Stefano mi espose sul suo cellulare le sue opere. Sentii immediatamente la forza, l’estrema immediatezza del suo colore. L’energia. L’anima dei suoi ritratti. L’incisività del suo segno. La potenza della sua semplificazione. L’intensità commovente degli sguardi da lui creati. 

Stefano poi è partito. Da diversi anni vive della sua arte a Berlino e, appena può, viaggia. In Colombia, in India, in Marocco. In luoghi lontani, e dimenticati. In luoghi pericolosi, solo da una certa ora, lui tiene a sottolineare. In luoghi che noi pensiamo poveri. Luoghi in cui ci si riempie di una ricchezza dell’essere, e di un nuovo modo di vivere, che noi non conosciamo e non immaginiamo. Luoghi in cui  occhi intensi ispirano i suoi ritratti, i suoi disegni, le sue mille storie. I suoi sguardi dipinti ricreano un mondo, con pennellata sicura e densa. I suoi disegni in pochissimi tratti esprimono l’essenza della prima emozione. Essenza deriva dal greco, e significa vedere. Stefano vede. Vede davvero. Entra dentro chi guarda, e lo ritrae in gesti, in volti. Sguardi che esplodono di bisogno.

Le sue opere trattano temi sociali, forti e intensi. La fame, il capitalismo, il consumismo. La migrazione. La solitudine.

La lontananza.

Un suo olio mi ha colpito questi giorni. 

Un soggetto, sorprendentemente, senza volto. Quegli occhi creati da  Stefano che amo tanto.

Mi è capitato di vederlo, dicevo, di sfuggita. Eppure è rimasta impressa, sulla mia pelle, quella precisa, primitiva intenzione.

Una bambina, balla.

Una macchia fucsia. Due nere. Un’altra macchia rosa. Altri tocchi neri. Essenza. Direzione. Concretezza.

Eppure, tutto, lì.

Il ritmo, la musica. Una bambina che balla, nel suo mondo. Le spalle dondolano. E non vedi soltanto. No.

Qui senti la musica. Stefano ha reso non solo il soggetto. Ma il luogo, l’atmosfera. Il reale.

Il tempo.

Con pochi tratti. Con colore puro e denso, sul legno.

Uno sfondo tra il terra e il bianco. La musica è ovunque.

Nel respiro, nel volto senza occhi. Perché tutto è perso. Tutto è perduto. L’anima vola nella libertà. L’anima è persa dentro. Non c’è volto per noi. Lei esiste solo per se stessa.

Il volto è tutto intorno. Esploso nella libertà.

Lei, balla.

Le dita schioccano. Le spalle si muovono in alto, in basso. Il collo si allunga all’indietro, il corpo si abbandona.

Le gambe si incrociano, i piedi tengono il ritmo puro. La mani si muovono nell’aria.

Lei balla.  Nel basso. Poca melodia. Essenza del ritmo.

Lei, improvvisa la vita.

Ora,  con gioia,  è libera.

Scritto per MifacciodiCultura – Artspecialday.com

Per approfondimenti: Stefano Bosis

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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