Sembra ci sia più bisogno di autenticità.

Sguardi diretti, presenza vera, parole senza ambiguità.

Le donne, sono presentate così. Di fronte. Senza trucco, senza veli.

Chissà se poi, nella vita reale, sia davvero così.

Julia Roberts ha posato per la campagna primavera estate 2014 – 2015 di Givenchy, fotografata da Riccardo Tisci. Sono molte le nuove campagne pubblicitarie presentate in questo periodo. Tutte sembrano avere lo stesso filo conduttore: la sincerità della protagonista, la sua totale e intensa direzione verso lo spettatore, il dono del sé, corporeo o etereo.

Sto pensando alle fotografie di Steven Klein per  Alexander Wang. Non voglio giudicare. Sto provando a legare, se possibile, queste novità di immagine.  In particolare, Klein è sempre stato un fotografo molto violento e innovativo nelle sue creazioni. In questo caso, la donna sembra non aver bisogno di nessun altro se non di se stessa per provare il piacere. Anche se, in alcuni scatti, sembra quasi una violenza maschile quella di riprenderla, alla fine di un amplesso.

Comunque, nella nuova pubblicità di moda, il messaggio che si cerca di dare è questo: la donna sembra poter far da sé.  Sembra finita l’era del principe azzurro. Che ti aspetta, o che ti viene a salvare. Ad esempio, l’ultima pubblicità diChanel Numero 5. Con Giselle Bundchen. È uno spot in cui viene sottolineato quello che ormai noi donne normali abbiamo capito da tempo: tocca a noi, andarci a prendere ciò che vogliamo. Certo è che se sei Giselle, con quel vestito meraviglioso, la collana Chanel e il fascino senza tempo, è tutto sicuramente più semplice.

Torno su Julia Roberts per Givenchy: struccata, vestita in completo nero maschile. Uno sguardo che, finalmente, tutto dice. Presa di fronte. Diretta e complessa. Penso sinceramente che se le attrici iniziassero a prendere il posto delle modelle,  ci sarebbe meno spazio per loro nelle pubblicità.  Le attrici sono più intense. Vere. Ovviamente, credibili negli atteggiamenti, nella storia raccontata. Nel sogno che per forza di cose, le pubblicità, di moda soprattutto, vogliono farci desiderare.

Julia Roberts (attualmente volto del profumo Lancome, e di Calzedonia).  Cate Blanchett per Armani. Scarlett Johansson per Dolce e Gabbana. L’eterna Charlize Theron per J’Adore di Dior. E non solo cinema. Anche la musica. Pensiamo ad Alicia Keys per il nuovo profumo di Givenchy, e alla ancora “Erotika” Madonna per la nuova campagna fotografica di Versace.  Questo cambiamento di rotta dell’arte della moda, questo avvicinarsi ad altri mondi oltre la moda, ci fa comprendere molte cose.

La verità è che il divismo è sempre esistito, l’attrice come la cantante hanno sempre attratto più della modella. Perché più vere. Perché ci sembra ricordare anche le storie dei film e canzoni da loro interpretate.

Ma le innovazioni vi sono anche tra le scelte di modelle. Givenchy era stato già lungimirante, anni fa, quando decise di prendere tra le protagoniste della sua campagna pubblicitaria Lea T, modella bellissima e intensa, trans gender. Perché ora quello che si vuole raccontare, tramite la moda e l’arte, è la verità. O la vicinanza ad essa. Le altre diversità. Il corpo più tondo (Steven Meisel, quest’anno, nel calendario Pirelli 2015 ha voluto fotografare la modella curvy Candice Huffine) o Desigual, che nella sua campagna ha voluto Chantelle Harlow, modella con la vitiligine.

Non so se sia solo Tendenza, voler attrarre del buonismo e nuovi occhi nel loro mondo, ma la moda sta andando avanti. Già il fatto che Cara Delevingnesia la testimonial di Chanel ci fa comprendere come l’ideale di bellezza della donna stia cambiando.  Sembra che finalmente si cerchi di parlare di  particolarità e  diversità.  

Di raccontare storie. Di imporre un pensiero. Questo avviene solo nelle pubblicità, però. Generalmente, le sfilate rimangono luogo solo per le stesse protagoniste di sempre. Fantasmi magrissimi e arrabbiati. Seri e lontani dalla contingenza.

Continuo ad osservare Julia Roberts. La trovo stupenda. Non bella. Stupenda. Nel suo sguardo, nel suo volto che dice la sua età. Nell’espressione che ricorda la sua forza di attrice. Me la ricordo in Closer. Film che non ho amato. Ma lei era così. Dannatamente dannata.

Donna vestita da uomo. Trans gender.  Mascolinità e androginia. Donna indipendente nel racconto. Donna nelle sue curve. Donna nella sua trasformazione. 

La moda sta cercando, lentamente, di lanciare nuovi messaggi. Non tutta la moda, ma una parte di essa, sì. Per chi osserva, per chi guarda criticamente le immagini intorno a sé, questi sono spunti di riflessione. Perché le immagini sono sempre portatrici di un messaggio. Sta a noi decifrarlo e rafforzarlo.

In questo caso, un cambiamento c’è. Dobbiamo solo vedere se la società saprà trasformare il sogno in una nuova e migliore realtà.  O se questa, sia la solita, eterna, dis-illusione.

Scritto per MIFaccioDiCultura – Artspecialday.com

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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