Un mio vecchio pARTicolare di qualche anno fa, ritrovato in questi giorni.
Per la mia bellissima Milano.

Milano è la Città che sale, come si osserva nel dipinto realizzato nel 1910-1911 da Umberto Boccioni (1882 – 1916). Dipinto non solo futurista, ma anche espressionista. Nei colori, negli intenti, nelle grandi elaborazioni spaziali. Milano è la città che sale, in costruzione, per l’Expo. E’ la città alta, per eccellenza. Penso al Pirellone, o vicino alla nostra redazione il Grattacielo dell’Unicredit.

Ma per me, il punto più alto di Milano, rimane quella Madonnina d’oro. Lì, sul Duomo.

Il Duomo, fabbrica eterna. Iniziato ad essere costruito dal 1386, fino all’Ottocento. E ancora oggi costruito, rimaneggiato, restaurato per mantenere quel colore gentile. Elegante e lontano. Il colore del granito estratto dalle cave della Val D’Ossola, scelto controtendenza, in quegli anni romanici padani, in cui il mattone era preferito nella città lombarda. Invece no, Milano anche in quell’epoca voleva salire, allontanarsi dalla moda del momento, dalla Firenze che già iniziava a dettar le sue meravigliose leggi pre-umanistiche del Brunelleschi. Milano chiamò architetti francesi, tedeschi. Giovannino de’ Grassi, Ulrico di Enzingen, Jean Mignot, tra i nomi principali. Artisti tedeschi, fiamminghi, francesi a decorare e creare questo capolavoro.  Milano saliva verso il nord europa. Attratta dall’altrove. Dall’alto. Dall’oltre le tendenze.

Però, quando qualcosa sale, come magicamente già prevedeva il nostro Boccioni nel suo dipinto del 1910, qualcos’altro, da sotto, riappare.  Questi giorni, proprio vicino al Duomo di Milano, si sono scoperte delle mura risalenti al XVI secolo, o addirittura al XIII secolo. Il tutto è accaduto durante i lavori per l’installazione della rete di teleriscaldamento destinata all’Arcivescovado, al Museo del Novecento e in futuro anche ai privati. I resti fanno pensare che un’intera città sia nascosta. Ora, i lavori per l’Expo si sono bloccati, attendendo gli esperti che valuteranno e dateranno precisamente il tesoro rinvenuto, ritornato, risalito dal passato.

Tutta una spinta verso l’alto, questa città, strattonata piacevolmente tra futuro immanente e passato rinvigorito, tra altezze e bassezze, tra spinte e ritorni.

E lavori.

Quegli uomini di Boccioni vengono trasportati dall’ondata di creatività e costruzione. Come un cavallo imbizzarrito. Come un uragano che modifica la storia, i tempi, le aspettative.

Proprio come è accaduto questi giorni. Tutti a pensare all’Expo, a ricostruire e costruire, a innalzarsi verso un prossimo futuro. Anche fin troppo vicino. Eppure, ecco il passato, piacevole, che ritorna. Una ventata che movimenta tutto, allontana i lavoratori, i sopraintendenti, i pensatori, architetti, ingegneri, muratori, politici, assessori.

Via. Un attimo.

E’ arrivato il momento, ora, di riassaporare un po’ di Storia. Di antica, meravigliosa, misteriosa Storia.

La Madonnina rimane sempre per me il punto più alto.

Di questa cattedrale così antica  e nuova, così luminosa e bianco-rosata.

Così coraggiosa, a quei tempi, di rivelarsi nuova e imprevedibile.

Verso l’oltre.

Tra secoli e secoli di Storia, che ritornano. 

Scritto per MIFaccioDiCultura – Artspecialday.com

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