Piero di Benedetto de’ Franceschi, noto più comunemente come Piero della Francesca, nacque a Borgo Sansepolcro, nel 1416- 1417 circa  e morì a Borgo Sansepolcro il 12 ottobre 1492.

Piero della Francesca è il pittore per eccellenza che nelle sue opere ha ricercato di tendere all’Idea. L’Idea Neoplatonica di perfezione e distanza, armonia e geometria dell’umanità.  Piero della Francesca nei suoi dipinti ha sempre teso a qualcosa che non fosse umano e carnale, ma sacro, lontano e equilibrato. I suoi personaggi sono impassibili agli eventi, immagini terrene di una realtà altra che  a noi è data conoscere solo tramite queste forme di corpo. Dico forme perché i protagonisti delle opere di Piero della Francesca sono creati con forme geometriche. Perché per lui la geometria era essenza della verità. La matematica, l’armonia degli spazi e delle proporzioni, erano coerenti rappresentazioni del reale. E allora i volti sono ovali perfetti, i corpi proporzionati matematicamente tra braccia, gambe e busti.

E gli occhi.

Gli occhi dei suoi protagonisti sono l’essenza stessa della distanza e dello stoicismo. Spesso i suoi personaggi non si guardano negli occhi. Il calore umano è distante, la ricerca fisica, muscolare e emotiva portata avanti ad esempio dal Masaccio qui si sgretola. Talvolta anche il colore della pelle, come nella Pala Di Brera, è chiaro, etereo. Quasi santificato. E i volti ritratti di Federico da Montefeltro e Battista Sforza alla Galleria degli Uffizi, rimandano addirittura ai ritratti sulle monete di epoca romana. Effigi senza tempo e sguardi eterni.

Eppure vi è un’opera in cui, in un dettaglio piccolo e sfuggente, in un pARTicolare, Piero della Francesca fa intravvedere una profondissima emozione umana.

La Madonna di Senigallia è un’opera realizzata tra il 1470-85 e si trova alla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino.  L’opera mostra Maria col Bambino tra due angeli, all’interno di un’abitazione. Il Bambin Gesù, mentre benedice, tiene in mano una rosa bianca, simbolo della purezza della Vergine, mentre al collo ha una collana di perle rosse con un corallo, un simbolo arcaico di protezione di bambini, che nel caso delle scene sacre acquistava anche un valore di premonizione della Passione per via del colore rosso-sangue.

Il destino del Figlio dell’Uomo si ritrova non tanto in quel corallo, ma negli occhi esitanti e tristi della Vergine. Gli occhi di Maria raccontano una storia che noi, come spettatori, già conosciamo. Ma che lei, lì, non poteva già conoscere se non come sensazione di Madre.

La consapevolezza del dolore e del ruolo che avrà il figlio, fa vacillare la protagonista della scena. Una protagonista che Piero qui ritrae umana e viva, non più stoica e distaccata. Non  più immagine di una Idea perfetta.

Qui Maria è donna e Madre. Dietro la sua posizione statuaria, in quegli occhi pensosi che guardano per terra, si nasconde il destino di una intera umanità.

E quella luce, magica alle sue spalle sembra proprio rappresentare la consapevolezza che la Madre ha, con la Grazia di Dio e dello Spirito Santo.

Una luce che inonda la stanza e che impone la sua verità.

Scritto per MIFaccioDiCultura – Artspecialday.com

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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