Quando si entra al museo del Louvre, la hall si dimentica immediatamente.

La prima cosa che si ricorda è uno scalone. Immenso, altissimo. Scale di pietra e desiderio.

Lì, in alto, una statua. Senza testa, senza mani.

Ma con il vento. E il corpo libero.

Ogni scalino è un avvicinarsi a quell’opera.

La Nike di Samotracia è così. Lontanissima. E solo dopo. Tutto ad un tratto.

Vicinissima.

La Nike  (dal greco, significa Dea della Vittoria),  è stata ritrovata nell’isola  di Samotracia nel 1853. È una scultura realizzata  in epoca ellenistica. È un’opera eterna, una Ninfa, come la chiamarebbe Aby Warburg, che è stata reiterata in tutta la storia dell’arte. La statua rappresenta la giovane dea alata, figlia di Pallante che porta l’annuncio delle vittorie militari, mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia.  Il vento  la sposta indietro, mentre il corpo sembra totalmente proteso in avanti. La donna si dona al mare, al vento, alla natura. La natura, che con il suo movimento la accoglie e la spinge verso il nulla. Lei, vola. Non ha paura. Quel corpo è la femminilità resa viva.
Il panneggio è un chiaroscuro di marmo.  Il corpo levigato si intravvede tra le pieghe.

Le braccia sono perdute, ma alcuni frammenti delle mani e dell’attaccatura delle spalle mostrano che il braccio destro era abbassato, mentre il braccio sinistro era sollevato. Un chiasmo. Un chiasmo di ricerca di stabilità. Ma forte e massiccio. Sensuale e potente. Donna simbolo di Vittoria.

Un parallelismo pARTicolare. Mi torna in mente una fotografia realizzata nel 1931 da George Hoyningen-Huene (San Pietroburgo, 1900 – Los Angeles 1968), per un abito di Madame Vionnet. Il titolo della fotografia è Bassorilievo. E in effetti è così. Nonostante sia una persona vera, nonostante la ripresa diretta della Nike di Samotracia, nonostante il chiasmo con il braccio destro abbassato e il sinistro in alto, a indicare il cielo, la tridimensionalità è sparita. Osservando le due immagini non si può non notare quanto quella scultura sia potente. Quanto il vento sia presente. Quanto la forza sia esaltante.Qui, nella fotografia di Hoyningen-Huene, una giovane donna sembra solo danzare nella bidimensionalità. Lì, la Nike, sembra divorarsi il tempo, la gioia, la potenza. La Vittoria. 

Arrivi alla fine dello scalone. Eccola, d’un tratto, vicinissima.

Corpo, potenza e orgoglio.

Il movimento, che sembra destabilizzare anche te.

Lei no. Possente e vittoriosa, urla la sua gioia.

Un’eco, nel vento. Nel tempo dei secoli.

Scritto per MIfacciodiCultura – Artspecialday.com 

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