“Le anime si incarnano per crescere, non per compiacersi del livello raggiunto.
Disdegnano le situazioni comode e hanno bisogno di sfide.”
C. Gamberale, M. Gramellini, Avrò cura di te, 2014.

Amica mia,

Ti è mai sembrato di sentirti completamente divisa? Tra quello che desideri davvero e quello che ti piacerebbe desiderare?

Ho letto questo libro, in due giorni. Avrò cura di te, di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale. Mi ha molto coinvolto. E mi ha fatto fare enormi errori, perché i libri importanti fanno fare errori. Ti fanno riflettere su te stessa, sul tuo più recente e più lontano passato. E sul tuo desiderio di futuro. E allora ti ritrovi ad ammorbidirti, ad essere tutto ad un tratto più romantica, più leggera.

Forse i libri ti aiutano a entrare in contatto con quelle parti di te che per un motivo o per l’altro stai cercando di accantonare. Di dimenticare momentaneamente. E questo è sbagliato. Perché tanto i dolori ritornano e tanto vale che tornino subito. Così hanno meno tempo per gonfiarsi da soli. E per rimirarsi da soli.
Il dolore non deve essere accantonato, né tanto meno rimirato. Deve essere espresso, urlato. Magari anche con parole esagerate, o sbagliate. Melodrammatiche. Estreme. E dolcissime.

Questo libro è un libro che parla di angeli, di amori, di cura, di rispetto. Di conoscenza profonda del sé. Una conoscenza sincera, onesta, non calibrata, ma accurata. Di ricostruzione. E di amori. Amori possibili, impossibili. Amori contrari e diversi.

Come diceva una mia collega: “Fede, l’Amore è Amore. Anche senza la tavola apparecchiata.”

Ci pensi, Amica Mia? Io penso che talvolta amiamo l’impossibile proprio perché è lontano. Amare l’impossibile ci difende dalle delusioni più quotidiane e semplici. Dal lavandino sporco, dalla spazzatura da buttare, dal dentifricio schiacciato, dalle bollette, dalle responsabilità, dalla costruzione più semplice di un sentimento. Urliamo un ti amo perché non abbiamo il coraggio di costruire una quotidianità. Le parole talvolta salvano, talvolta ci espongono. In maniera sbagliata.

Gioconda, Filèmone, i nonni di Gioconda, Leonardo, Kiki e tutti i personaggi di questo libro mi hanno raccontato una parte di me e delle persone che ho intorno. Ho forse capito che è meglio non parlare e piuttosto fare. E ho capito che è meglio non giudicare. Perché dentro ognuno di noi ci sono tante noi nascoste, un po’ più timide che a momenti saltano fuori e cercano di imporsi.

Ed ecco. Ecco il segreto.
Non vergognarsi di queste parti di noi.
Perché ci sono. E ci rendono vive.
E non c’è nulla di sbagliato. E forse niente di così melodrammatico.

Come dice la canzone che ti ho dedicato, quando tu non hai avuto paura di promettere eternamente, quella canzone che dice:

“forse abbiamo trovato l’amore proprio dove siamo.”

E dove siamo ci siamo noi. E amarsi vuol dire accettarci. Diversi da come siamo. Siamo tutti diversi e amarci vuol dire accettarci. Proprio qui, dove siamo. E come siamo.

Avrò cura di te.
Avrai cura di me.

Avrò cura di me.

Fede 

 

 

 

Federica Maria Marrella

Classe 1986. PhD in Comunicazione e Nuove Tecnologie. Il mio lavoro di ricerca si concentra sull’Iconografia Femminile nella Fotografia di Moda Contemporanea. Storica dell’Arte, Educatrice Museale. Docente di Storia dell’Arte. Scrittrice. Curiosa osservatrice. Amante della Poesia e della Musica. Costruttrice attenta e costante di Piccoli Sogni.

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