Il 10 e l’11 Giugno ho accompagnato un piccolo gruppo di amici a Firenze, città splendida, romantica, senza tempo.
Il titolo del mio itinerario è stato: FIRENZE, SULLE ORME DI MICHELANGELO BUONARROTI
Qui le tappe principali del viaggio:
ITINERARIO.
FIRENZE. SULLE ORME DI MICHELANGELO BUONARROTI.
Viaggio a cura di Federica Maria Marrella.
SABATO 10 GIUGNO
– MUSEO DEL BARGELLO.
PRANZO TUTTI INSIEME ALLA CANTINETTA DEI VERRAZZANO.
– MUSEO DEL DUOMO E BATTISTERO.
-PALAZZO VECCHIO.
CENA TUTTI INSIEME AL RISTORANTE BUCA DA MARIO.
DOMENICA 11 GIUGNO.
-GALLERIA DEGLI UFFIZI.
PRANZO TUTTI INSIEME AL RISTORANTE DA TOTÒ, AD ASSAPORARE LA VERA FIORENTINA 😊!
-GALLERIA DELL’ACCADEMIA.
-BASILICA DI SAN LORENZO.
Che dire… Una meraviglia!
Abbiamo soggiornato al DEDO Hotel, un Boutique Hotel vicino a Palazzo Strozzi e al Lungarno. Un antico palazzo fiorentino, possente e distinto.
Vi è mai capitato di essere semplicemente felici? Tra le strade di Firenze ho ritrovato me stessa. In quel caldo torrido, sul lungarno la mattina presto, vicino all’imponente Duomo di Santa Maria del Fiore, al Battistero che splende dei mosaici di Coppo di Marcovaldo. E a quel cupolone, del genio assoluto del Brunelleschi. Un cupolone che ti sembra di toccare, respirare. Così vicino, con la sua ombra ampia e verace. Quel capolavoro che ogni mattina, per chi si sveglia a Firenze, ricorda cosa siamo capaci di fare, come esseri umani, se solo ci impegnassimo con tutte le nostre forze. Perché quell’impresa titanica l’ha pensata, organizzata, gestita e creata un uomo, insieme a tanti uomini, uomini come braccia e pensiero di costruzione.
Michelangelo Buonarroti è stato il protagonista del mio percorso.
Al Museo del Bargello abbiamo amato il suo Bacco, opera giovanile già così contemporanea e futuristica, nella sua sensualità, nella sua androginia, nel suo corpo molle e femminile e in quello sguardo perso negli odori e nell’ebbrezza. Quell’uva che pare gocciolare nel marmo stesso. Così polposa e ricca di succo. Così vera intrecciata nella mano sinistra del protagonista. Mentre la destra brinda con un personaggio immaginario all’elogio dell’ubriacatura e della follia. Abbiamo incontrato le opere di Donatello, di Bertoldo di Giovanni, le maioliche dei Della Robbia.
Al Museo dell’Opera del Duomo, completamente ristrutturato, abbiamo ammirato La Porta del Paradiso del Ghiberti, La Pietà Bandini di Michelangelo e La Maddalena di Donatello.
La Pietà Bandini di Michelangelo, questa Pietà, la mia opera per eccellenza. La sua opera che più ammiro, che più mi commuove, perché da lui non amata, non apprezzata. O meglio, opera simbolo della lotta umana alla ricerca dell’idea di perfezione. Fu martellata dalla rabbia e Michelangelo la odiava perché non era come lui la immaginava, nella sua mente. Nel suo pensiero. Davanti a quel capolavoro, ogni volta, penso al Valore dell’Amore. Che non ha nulla a che fare con la perfezione, con la mancanza di cicatrici. L’amore è vedere brillare la bellezza nel dolore di una persona, nei suoi difetti, e amarla a prescindere, o forse amarla proprio per quelli. L’amore talvolta viene usurpato, lacerato, violentato, picchiato. Ma ci sarà sempre qualcuno pronto a raccogliere quei cocci e a sistemarli di nuovo. Insieme. Le cicatrici, tra l’altro, sono il posto in cui “mettiamo le ali” per volare ancora.
E poi Palazzo Vecchio con il suo splendore, la sala del Vasari, le stanze sconvolgenti di dipinti e marmi e parquet, e la stupenda Giuditta e Oloferne di Donatello, dove una donna, senza remore, è pronta a decapitare un uomo lì, ai suoi piedi. Muscoloso ma senza forze: bellissimo nel suo volto, nella sua barba ruvida e nei muscoli rilassati.
Il giorno dopo alla Galleria degli Uffizi la meraviglia è diventato indicibile stupore. Giotto, Sandro Botticelli, Paolo Uccello, Michelangelo, Tiziano, Caravaggio. Tutti i più grandi artisti a guardarci, a osservarci, a sorriderci oltre e dentro la storia.
E poi La Galleria dell’Accademia, con la perfezione dell’uomo presente nel David e la collisione, la rabbia, la lotta che esplode nei Prigioni del Genio fiorentino.
Sono venuta in questa città già diverse volte. Queste opere, questi capolavori li avevo già vissuti, li avevo già osservati, assaporati. Ma ogni volta è diverso. E questa volta mi rimarrà nel cuore, soprattutto, la notte. La sera, camminare sul Lungarno, Ponte Vecchio da lontano, quelle luci che si riflettono nell’acqua.
La calma.
La calma di quel fiume incorniciato da case impavide, a penzoloni sul vuoto. Una calma che mi è entrata dentro.
“Sei proprio bella questa sera, Fede. Hai una luce particolare. Sei diversa.”
Mi dice Carla.
Forse perché Firenze ti racconta i sentimenti. Perché quel fiume calmo, avvolto da case pericolanti, è una piccola verità sull’Amore: che deve saper riflettere, accogliere.
Una calma coraggiosa.
Oltre la paura, oltre l’imprevedibile.
Baci! 🙂
Fede
Per Approfondimenti:
Qui i link dell’elegantissimo hotel dove abbiamo soggiornato e dei fantastici ristoranti che ringrazio di cuore per come ci hanno coccolati e accolti.
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